Lo scorso 4 marzo in aula Icaro 1 si è svolto l’incontro “Remember Nansen” con il professor Stefano Bianchini, e il dottor Marco Zoppi, docenti dell’Istituto per l'Europa Centro-Orientale e Balcanica del Dipartimento di Scienze politiche di Forlì. La conferenza rientrava in un più vasto progetto condotto da università di Forlì e di Tallin sul norvegese Fridtjof Nansen, esploratore e sportivo che alla fine del Primo conflitto mondiale si occupò del rimpatrio di 427.000 prigionieri di guerra, e per questo ottenne nel 1922 il Nobel per la pace. “Inventò” poi il “passaporto del rifugiato” per restituire una identità a chi nelle spartizioni postbelliche aveva perso la propria nazionalità di appartenenza.
Temi del genere, e la possibilità di interagire con esperti della storia e della situazione attuale dell’Europa Orientale, hanno scatenato tante domande di un pubblico attentissimo: sei classi in presenza nell’Aula magna del “Morgagni” e altre 12 collegate a distanza. Lo stesso professor Bianchini, molto toccato anche dalla preoccupazione per colleghi e amici in Russia e Ucraina, ha ricordato del resto che «parlare di Nansen è di drammatica attualità, anche pensando ai cambiamenti climatici e ai milioni di persone che da essi saranno indotte a lasciare le proprie case. Ragioni storiche, quindi, collegate però al vostro futuro: perché è proprio del vostro futuro che qui si parla». E i ragazzi hanno risposto, con un’attenzione quasi religiosa e moltissime domande.
N.B: In alegato l'articolo di Maria Teresa Indellicati pubblicato sul Corriere di Romagna. Si segnala un refuso: il professor Zoppi è erroneamente scritto Pozzi.